La buona mensa del Parco Paduli, tra Valencia e l’Azerbaijan

Oggi 22 novembre termina a Baku la COP29, Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Nella capitale dell’Azerbaijan si è discusso di strategie di abbandono progressivo delle fonti fossili e di “finanza climatica” come strumento per sostenere i Paesi più vulnerabili ad affrontare i cambiamenti climatici. In realtà, la vera notizia è stata che alcuni tra i grandi leader mondiali hanno deciso di non partecipare. Non è una banalità: secondo gli esperti, per aiutare i paesi più poveri ad adattarsi alle conseguenze del riscaldamento globale serviranno almeno mille miliardi di dollari all’anno.

A Baku si è lavorato con le immagini della disastrosa alluvione di Valencia ancora impresse nella memoria. A fine ottobre, la “Dana” ha mietuto centinaia di vittime, con intere città sommerse dal fango. Abbiamo assistito a scene terribili e purtroppo anche in Italia ce ne stiamo tristemente abituando. La scorsa settimana tra Catania e Siracusa sono caduti 500 mm di pioggia in 12 ore. Abbiamo visto di nuovo le strade trasformate in fiumi, con gli automobilisti intrappolati nelle auto trascinate dall’acqua.

Intervistato da Fanpage.it, per il climatologo Luca Mercalli siamo solo all’inizio del peggio. Il 2023 è stato l’anno con le maggiori emissioni di sempre, e siamo già ben al di sopra del limite di sicurezza rispetto all’aumento delle temperature globali. Una tendenza che ci presenterà il conto con eventi estremi sempre più drammatici e pericolosi.

I governi sembrano non ascoltare questi allarmi, e le assenze di Baku sembrerebbero dimostrarlo.

E quindi? Se loro non si muovono, cosa dovremmo fare noi nella mensa delle nostre scuole?

I grandi temi dell’ecologia non sono astratti ma sono condizionati dai piccoli gesti quotidiani di tutti noi. Ognuno dovrebbe sentirsi responsabile del destino del pianeta. Ognuno di noi dovrebbe fare qualcosa. Anche quando mangia! Ci siamo chiesti: cosa possiamo fare noi? Come un servizio della mensa può avere maggiore cura del Pianeta? È proprio quella “ribellione gentile” che dovrebbe partire dal basso e nella quale siamo tutti corresponsabili.

La Buona Mensa prova a fare la sua parte.

Ha mandato i suoi segnali sin dal primo giorno. Uno di questi è l’utilizzo di stoviglie riutilizzabili: ogni bambino porta il suo bicchiere, noi forniamo piatti lavabili e stoviglie in acciaio. Così seguiamo le indicazioni dei CAM, i Criteri Ambientali Minimi che spingono anche a eliminare plastica e usa e getta.

E’ una scelta precisa. Se si considera il ciclo di una stoviglia dalla sua realizzazione allo smaltimento, quelle riutilizzabili hanno un impatto ambientale inferiore anche rispetto alle monouso biodegradabili.

Ricreiamo così un ambiente familiare e domestico, e intanto facciamo educazione ambientale: vedere gettati nell’immondizia gli avanzi del pasto insieme a piatti, bicchieri e posate è un’immagine figlia della peggiore concezione consumistica.

Inutile dire che in questo modo si abbatte di parecchio la quantità di rifiuti dai pasti che somministriamo in sette paesi.

L’ambiente, e la TARI, ringraziano.

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